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Estratto del contributo di Gregorio Panini al Seminario #Soft Science di Roma.

 

L’Ecosofia di Koinè

 

Nessuna situazione mi pare più tragica, più offensiva

per il cuore e per l’intelligenza, di quella di

un’umanità che coesiste con altre specie viventi su

una terra in cui queste ultime condividono l’usufrutto

e con le quali non può comunicare.

 

                        Levi-Strauss, Da vicino e da lontano

 

   Circa trenta anni fa la Koinè di Silvio Panini, scomparso il 3 maggio di due anni fa, iniziava un tortuoso percorso teatrale che si sarebbe snodato anche attraverso tematiche ecosofiche e luoghi naturali: parchi, prati e valli, laghi, lagune e riserve. Questa scelta non fu concepita per sfruttare questi luoghi come palcoscenici di spontanea e gratuita bellezza, ma per elevarli a soggetto principale della rappresentazione.       

L’elemento naturale diviene così un luogo di divenire artistico, in cui la varietà dei fenomeni della natura scandisce l’imprevedibilità della scena, l’irripetibile originalità. E, se ci si reca in questi luoghi per una scelta estetica, ancora di più lo si fa per solidarietà verso di loro, cioè per una scelta etica. Si tenta di ridare importanza al loro aspetto immediato, che non dev’essere per forza mediato strumentalmente da una cultura umana. Si sperimenta la modalità non antropocentrica. Nel teatro di Koinè, l’uomo e il territorio traggono vantaggio reciproco, riconoscendosi compartecipi di un mondo in cui cultura umana e cultura naturale devono necessariamente collaborare.

 

  Il pensiero di Koinè è sempre stato guidato da una forte tendenza ecologico/ambientalista. Ma occorre chiarire ulteriormente le possibili sfumature di un tale approccio. Ecologia deriva dal greco oikos,“casa” e logos, “discorso”, “studio”. È la scienza che, nella sua accezione ambientalista si occupa della relazione dell’uomo nei confronti del proprio ambiente. Così argomenta riguardo all’ecologia il filosofo ambientalista norvegese Arne Naess:

 

 

“L’aspetto che più ci interessa della scienza ecologica è che essa si occupa in primo luogo delle relazioni tra le varie entità, considerando tali relazioni una componente essenziale rispetto a ciò che le entità sono in se stesse.” 1 

 

  In questa direzione, il ruolo dell’uomo, all’interno del sistema mondo natura, viene valutato come essenziale in funzione dell’esistenza di entrambi. Il mondo viene considerato quindi oikos, casa.

 

Un atteggiamento ecosoficoè quindi quello in cui la sofia, la sapienza, è l’elemento che scandisce una visione responsabile dell’uomo nei confronti del proprio ruolo nel mondo. Naess continua:

 

“Il movimento ecologista profondo rifiuta l’immagine di un’umanità inserita in un ambiente da cui è distinta, a favore dell’immagine del campo totale e relazionale. Gli organismi sono come nodi in una rete di relazioni intrinseche.”  2

 

 

Paolo Pagliani, drammaturgo storico di koinè, traduce tale concetto nel monologo teatrale dei Parchi Attori. Eccone uno stralcio.

 

“Viaggia tutto insieme. Gli uomini, la natura, le carte di credito. Tutto ben legato insieme. Un perpetuo divenire. Perpetuo digerire. Per questo non c’è dramma. Davvero, non c’è. È un parere professionale, da attori. Qui manca il contrasto, il conflitto. A noi del mestiere risulta evidente. Uomo contro natura. Non regge. Sarebbe come dire: uomo contro i suoi glutei”.

 

   Quindi, quel sovvertimento che si opera uscendo dai teatri permette di sfuggire ad una dimensione standardizzata che, spesso, contribuisce a de-collocare fuori dalla realtà le rappresentazioni artistiche. Un teatroche vuole operare una scelta ecologica, o ancor meglioecosofica, non può prescindere dal raccontare un territorio, un ambiente naturale senza esserne immerso. Secondo Silvio Panini, la dimensione soggettiva e autoreferenziale in cui l’attore recita le proprie storie non ha più senso né importanza in un mondo che si trova in uno stato di emergenza ecologica:

 

“…da un punto di vista filosofico, io sostengo che nell’arte il soggetto debba essere eliminato; il soggetto può esistere, tutt’al più, nella letteratura. La tutela della biosfera terrestre è talmente urgente che tutte le storie personali non hanno più valore […]. Bisogna uscire dal teatro e andare in un luogo per rappresentare quel luogo, non se stessi in quel luogo. Il teatrante non deve esistere. Deve cominciare ad agire sul territorio, ma non per costruirci palcoscenici.” 3

 

 

Arne Naess, Ecosofia, red edizioni, Como 1994, p. 40

Arne Naess, Ecosofia, red edizioni, Como 1994, p.29

Testo non pubblicato di Silvio Panini